Ciclismo> Tour de France: Geraint Thomas colora di giallo l’Alpe d’Huez, Vincenzo Nibali ko per una caduta

A tinte gialle la dodicesima frazione del Tour de France da Bourg Saint Maurice ai 1838 metri di altitudine dell’Alpe d’Huez (175,5 chilometri) dove il leader della classifica generale Geraint Thomas (Gbr, Team Sky) ha domato una delle tante simbolo della Grande Boucle per la 30°volta nella storia arrivo di tappa.

Dopo essere stato in fuga con Robert Gesink (Ola, LottoNL-Jumbo), Alejandro Valverde (Spa, Movistar), Andrey Amador (Crc, Movistar), Ilnur Zakarin (Rus, Katusha-Alpecin), Mikel Nieve (Spa, Mitchelton-Scott), Serge Pauwels (Bel, Dimension Data), Pierre Latour (Fra, Ag2r La Mondiale), Warren Barguil (Fra, Fortuneo-Samsic), Rafal Majka (Pol, Bora – Hansgrohe), Bauke Mollema (Ola, Trek-Segafredo), Tejay Van Garderen (Usa, Bmc Racing Team), Julian Alaphilippe (Fra, Quick Step Floors), Gorka Izagirre (Spa, Bahrain-Merida), Pierre Rolland (Fra, EF Drapac), David Gaudu (Fra, Groupama-FDJ), Laurens Ten Dam (Ola, Team Sunweb) e Daniel Navarro (Spa, Cofidis), l’olandese Steven Kruijswijk (Team Lotto NL Jumbo) ha animato la giornata scattando a 72 chilometri dall’arrivo nel tentativo di regalarsi un’impresa straordinaria.

Dopo la scalata del Col de la Madeleine e il Croix de Fer, l’ex maglia rosa del Giro d’Italia 2016 aveva 6 minuti di vantaggio ed è stato a lungo maglia gialla virtuale.

Il Team Sky ha dettato perfettamente i ritmi sull’ascesa verso l’Alpe d’Huez neutralizzando i tentativi di Vincenzo Nibali (Bahrain Merida), Mikel Landa (Spa, Movistar) e Nairo Quintana (Movistar).

Nel momento in cui veniva ripreso Kruijswijk e la lotta tra i big iniziava ad accendersi ecco il finale di tappa thrilling: dalla manata di uno scalmanato tifoso a Chris Froome (Gbr, Team Sky) al dramma di Nibali vittima di una caduta provocata dalla ressa e dalla concitazione del numeroso pubblico (contatto tra il manubrio della bici di Nibali e la bretella dello zainetto di uno spettatore) con la complicità delle moto della gendarmeria francese in un tratto dove la strada si stringeva.

Encomiabile gesto di fair play di Froome che ha cercato di esortare i compagni di fuga Tom Dumoulin (Ola, Team Sunweb), Romain Bardet (Fra, AG2R La Mondiale), Landa e la maglia gialla Thomas ad aspettare Nibali. Solo il corridore francese non era a conoscenza dell’accaduto, ignorando del tutto il gesto e scattando in faccia ai compagni di fuga.

Al traguardo Thomas si è imposto con un poderoso allungo davanti a Dumoulin e a Bardet consolidando il suo primato in classifica generale con 1’39” sul compagno di squadra Froome e 1’50” su Dumoulin.

Testa, gambe e cuore: Nibali ha limitato i danni in tutti i modi e in tutte le maniere giungendo a 13 secondi sul traguardo ma senza la caduta avrebbe forse lasciato il segno in questa tappa e anche nella terza settimana sui Pirenei.

Gli esami radiografici all’ospedale di Grenoble hanno riscontrato una frattura composta della decima vertebra toracica: addio Tour per lo Squalo dello Stretto (quarto nella generale a 2’37” da Thomas) costretto al ritiro e a prendersi alcuni giorni di recupero per non compromettere la preparazione verso il campionato del mondo di Innsbruck a fine settembre.

E ad alimentare la rabbia in casa Bahrain Merida, l’assurda decisione della giuria che ha respinto la richiesta di accreditare al corridore siciliano il medesimo tempo dei primi come era stato deciso per Froome nel 2016.

Due anni fa il Tour è stato protagonista in negativo con il caos sul Mont Ventoux (dove Froome cadde per colpa della folla e percorse un tratto di strada a piedi aspettando la bici dall’ammiraglia) ma l’episodio di Nibali ha denotato ancora una volta un’organizzazione deficitaria della Grande Boucle che rischia di sfuggire di mano e che non riesce a gestire l’onda di passione dei tifosi a bordo strada e l’eccessivo protagonismo di alcuni incauti spettatori.

Una situazione davvero spiacevole nella quale è passata in secondo piano la cronaca sportiva in una tappa caotica e non da leggenda come doveva essere. Sono riaffiorati di nuovo i limiti e le pecche di una grande corsa a tappe che ogni anno ha gli occhi puntati di tutto il mondo oltre ad essere una manifestazione sportiva tra le più seguite dopo i Mondiali di calcio e le Olimpiadi.

Onore al vincitore Thomas (primo ciclista britannico nella storia del Tour a vincere una tappa in cima all’Alpe d’Huez), lode a Froome per il gesto signorile di fair play, un augurio di pronta guarigione a Nibali che ha dovuto lasciare a malincuore la corsa per un incidente che grida vendetta ma tutto il resto una vergogna e una figuraccia mondiale dove il ciclismo ne esce ancora una volta sconfitto rovinando una bella giornata di sport sulle Alpi francesi.

Luca Alò
19/07/2018