Il preparatore di via delle Canossiane racconta come crescono gli estremi difensori del settore giovanile
Quello del portiere è senza dubbio il ruolo più delicato all’interno di una squadra, perché un suo errore può portare a subire un gol e a complicare la sfida della sua squadra. Il portiere, inoltre, è per tutta la durata del match da solo, ed ha poche frazioni di secondo per compiere la scelta giusta e rendersi decisivo. Perché per un portiere non c’è il grigio, si passa dal bianco al nero in pochi istanti. Ed è su questo, ossia sulla tecnica e sulla tenuta mentale, che Gabriele Romano lavora ogni giorno con i numeri 1 dell’Ottavia, per farli rendere al meglio durante il campionato e, perché no, creare un loro percorso verso il professionismo, visto che la società di via delle Canossiane ha diversi giocatori sotto la lente di ingrandimento. Romano è alla seconda stagione al Di Marco, sintomo del buon lavoro svolto che, in questa stagione, si è leggermente modificato per costanza e metodologia “Durante la settimana i portieri lavora con me solitamente un’ora od un’ora e mezza seguendo allenamenti specifici, poi si aggregano al gruppo. Un tempo di lavoro dedicato che abbiamo aumentato rispetto a qualche tempo fa. Si chiama lavoro integrato: una prima parte di lavoro con me, poi la parte con la squadra e successivamente rimango con loro anche durante la seconda parte dell’allenamento. E’ importante seguirli anche durante la partitella di allenamento, perché ormai il portiere deve sapere intervenire in diverse situazioni e saper usare i piedi. Per questo secondo aspetto facciamo degli allenamenti specifici, perché anche se il portiere in un certo senso gioca da solo, ha poi la necessità di interagire nel migliore dei modi con tutti i compagni, e questo ci porta a lavorare non solo sulla tecnica, quindi, ma anche sul posizionamento in base ai movimenti dei difensori e degli attaccanti”.
Ufficio Stampa SSD Ottavia Calcio
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