Splendido secondo posto a Budapest di Rigali, Jacobs, Patta, Tortu in 37.62 dietro agli Stati Uniti e davanti alla Giamaica. Quarte le azzurre. Storico: in finale anche le due 4×400 con record italiano al femminile (3:23.86)
Fantastica impresa della staffetta 4×100 ai Mondiali di Budapest. Gli azzurri conquistano una meravigliosa medaglia d’argento con Roberto Rigali, Marcell Jacobs, Lorenzo Patta e Filippo Tortu in 37.62, dietro soltanto agli Stati Uniti che vincono in 37.38 ma davanti alla Giamaica, bronzo con 37.76. A quarant’anni dall’argento di Helsinki ’83 con Tilli, Simionato, Pavoni e Mennea, l’Italia è di nuovo sul secondo gradino del podio iridato realizzando il secondo crono di sempre a livello nazionale, a dodici centesimi dal 37.50 dell’oro olimpico di Tokyo e meglio del 37.65 di ieri in batteria. Straordinarie le frecce azzurre, con una strepitosa prestazione corale nell’esecuzione di cambi, mentre finisce quarta la Gran Bretagna (37.80) e quinto il Giappone (37.83). Per la squadra italiana è la medaglia numero 4 in questa edizione, come non accadeva dal 2001. Nella 4×100 femminile c’è il miglior piazzamento di sempre in chiave azzurra con il quarto posto in 42.49 per Zaynab Dosso, Dalia Kaddari, Anna Bongiorni e Alessia Pavese. Risultato di squadra senza precedenti nelle staffette: per la prima volta l’Italia qualifica 4×100 uomini e donne, 4×400 uomini e donne alla finale iridata. Lo storico poker arriva grazie alla doppietta anche nella 4×400 metri: entrambe avanti e di nuovo con un record italiano al femminile. Il quartetto con Alice Mangione, Ayomide Folorunso, Alessandra Bonora e Giancarla Trevisan corre in 3:23.86 migliorando di oltre un secondo dopo sette anni il primato di 3:25.16 stabilito alle Olimpiadi di Rio (3:25.16 con Chigbolu, Spacca, Folorunso e Grenot). Si piazzano al terzo posto in batteria le azzurre, qualificate di diritto come il team maschile con Davide Re, Edoardo Scotti, Lorenzo Benati e Alessandro Sibilio in 3:00.14. Nell’asta dominata a 6,10 dallo svedese Mondo Duplantis è nono Claudio Stecchi con 5,75 alla terza prova, poi tre errori a 5,85, e sui 5000 chiude sedicesima Nadia Battocletti, 15:27.86 in una gara tattica. Alla vigilia dell’ultima giornata, nel medagliere l’Italia è a quota 1 oro, 2 argenti e 1 bronzo, con 11 finalisti intesi come piazzamenti tra i primi otto.
GIOIA AZZURRA – Marcell Jacobs: “Quando siamo scesi in pista, sapevamo di poter vincere una medaglia dopo il risultato della batteria. Siamo i campioni olimpici, conosciamo il nostro valore. Siamo un gruppo super unito, ci fidiamo ciecamente l’uno dell’altro e ci siamo divertiti per andare a prenderci questo podio mondiale. Ho fatto fatica nella corsa, ma c’era l’energia del gruppo e ho dato tutto me stesso”. Filippo Tortu: “Non esiste il riscatto personale. Quando si corre per la staffetta, non ci si ricorda neanche di aver fatto la gara individuale ma si corre solo per gli altri, per portare il testimone al traguardo il più velocemente possibile, anche per i compagni che sono stati con noi per tutto l’anno e fanno parte della squadra. All’arrivo ho sentito il cuore esplodere, avevo bisogno di uno di loro perché non riuscivo a stare in piedi e allora sono andato da Roberto correndo… Sapevo che la nostra forza è questa”. Lorenzo Patta: “Non siamo una squadra, siamo fratelli. È una medaglia che vale tantissimo, forse per me vale più di quella di Tokyo, per come ci sono arrivato. Volevamo vincere, in finale si vuole sempre vincere, ma siamo felicissimi”. Roberto Rigali: “È una soddisfazione enorme! Devo tutto a chi ha creduto in me”.
ARGENTO MONDIALE! – Magica 4×100 azzurra. Vola sul podio l’Italia vicecampione del mondo, con un gruppo affiatato e velocissimo, che torna a recitare come protagonista a due anni dal sensazionale trionfo a cinque cerchi. Ci vuole una squadra Usa al completo per avere la meglio: Christian Coleman, Fred Kerley, Brandon Carnes che non trova subito la mano del compagno di squadra in un cambio tutt’altro che perfetto e Noah Lyles che firma la tripletta dopo gli ori di 100 e 200 metri. Ma poi ecco gli azzurri, sempre nella contesa per le medaglie e premiati dall’argento: Jacobs sempre più in forma dopo essere uscito nei 100 in semifinale, Tortu che si scatena in rettilineo per voltare pagina a tre giorni dall’eliminazione nei 200 addirittura in batteria, Patta magistrale nei cambi anche in terza frazione e Rigali, ancora una volta affidabile nell’avvio dai blocchi e nella prima curva. È la terza medaglia per la 4×100 dell’Italia nella storia dei Mondiali, dopo l’argento di Helsinki nel 1983 e il bronzo di Goteborg ’95 con Puggioni, Madonia, Cipolloni e Floris.
AI PIEDI DEL PODIO – Mai visto prima un risultato così prestigioso ai Mondiali per le donne della 4×100 metri, finora al massimo settime a Tokyo 1991 e Doha 2019. Con il secondo tempo italiano di sempre in 42.49, all’indomani del formidabile record di 42.14 in batteria, le azzurre si prendono il quarto posto: Zaynab Dosso e Dalia Kaddari, semifinaliste nei 100 e 200 metri, la capitana Anna Bongiorni e Alessia Pavese costretta a rallentare nella seconda parte di frazione per un problema muscolare. Nonostante l’imprevisto è un altro crono da urlo, mentre per le medaglie ci voleva un risultato sotto i 42 secondi: davanti Usa (41.03), Giamaica (41.21) e Gran Bretagna (41.97), quinta la Polonia argento continentale (42.49), seste le campionesse europee della Germania (42.98), si fermano Olanda e Costa d’Avorio, ritirata la Svizzera. Parlano le azzurre, a cominciare dalla prima frazionista Zaynab Dosso: “Il quarto posto ci spinge a fare qualcosa di più nel 2024. È un lavoro di squadra, le prime due gare della stagione non erano andate bene, ma al momento giusto è uscito il risultato che ci meritavamo”. Dalia Kaddari: “Se ce l’avessero detto l’anno scorso, non ci avremmo mai creduto. Dobbiamo essere orgogliose di questo risultato, ci aspetteranno grandi cose”. Anna Bongiorni: “È incredibile pensare che siamo quarte al mondo. Le prime tre squadre hanno tutte dei mostri sacri in squadra, almeno una finalista, ma per noi ha funzionato il quartetto. Anche se possiamo ancora crescere dal punto di vista individuale, come squadra ci siamo e vogliamo lottare anche nella prossima stagione per sognare qualcosa di ancora più grande”. Alessia Pavese: “Super contenta, c’è un’energia pazzesca in questo gruppo. Peccato solo per questo fastidio al bicipite femorale che non mi ha permesso di correre bene gli ultimi cinquanta metri, ma vuol dire che ci rifaremo l’anno prossimo”.
4×400: UOMINI AVANTI – Sbarca in finale la 4×400 maschile con una bella prova collettiva degli azzurri, che in batteria riescono ad agguantare il terzo posto della qualificazione diretta con 3:00.14. È anche il terzo crono di sempre per una staffetta dell’Italia: meglio soltanto nelle due memorabili gare delle Olimpiadi di Tokyo. Parte dai blocchi Davide Re (45.71 il parziale) mentre Edoardo Scotti (45.06) va alla corda da settimo e recupera fino a cambiare come quarto. Il testimone passa quindi a Lorenzo Benati (44.92) che riesce a mantenere la quarta posizione. Tocca ad Alessandro Sibilio (44.45), autore di un’ottima frazione in cui tira fuori tutto il suo carattere, trovando spazio all’interno nel rettilineo finale: supera il Kenya malgrado un contatto, sorpassa anche l’Olanda, poi si vede scavalcare dalla Francia (seconda in rimonta con 2:59.82) ma è terzo, vince la Giamaica (2:59.82). “Ho visto che era fattibile passare in rettilineo – commenta Sibilio – e per fortuna ne avevo di energie da spendere anche per superare l’Olanda, grazie ai compagni di squadra che mi hanno consentito di essere in quella posizione. Poteva essere un crono decisamente migliore, senza quel contatto, ma anche va considerato che tutti noi veniamo da piccoli acciacchi”. L’Italia torna così in finale, a quattro anni da Doha 2019. Quattro squadre sotto i tre minuti nella prima batteria: gli Stati Uniti (2:58.47) insidiati fino al traguardo dalla sorprendente India (primato asiatico in 2:59.05), ma anche Gran Bretagna e Botswana, entrambe a 2:59.42, con il quinto posto del Giappone (3:00.39).
DONNE RECORD – A completare la festa delle staffette ci pensano le azzurre della 4×400 metri, per la seconda edizione consecutiva in finale. Ma stavolta cade il record italiano con 3:23.86, per un secondo e tre decimi di progresso sul primato di 3:25.16 che risaliva alla batteria dei Giochi di Rio de Janeiro. Dopo la prima frazione di Alice Mangione scende in pista la guerriera Ayomide Folorunso, già finalista (sesta) a Budapest nei 400 ostacoli, che lotta per il quarto posto. Parte terza Alessandra Bonora, dietro a Stati Uniti e Gran Bretagna, però davanti al Belgio che poi mette a segno il controsorpasso. All’ultimo cambio l’Italia è quarta, posizione conservata da Giancarla Trevisan. Per le azzurre ci sarebbe comunque il pass in base ai tempi, ma in seguito alla squalifica degli Stati Uniti per cambio fuori settore si vedono promosse con la ‘Q’ maiuscola, terze alle spalle di Gran Bretagna (3:23.33) e Belgio (3:23.63). Alice Mangione: “Volevamo questo record italiano! Ci siamo caricate tanto, ieri con le 4×100 e oggi mentre eravamo in call room con la 4×400 maschile. Per me era importante riscattare la gara individuale, dove non sono riuscita a qualificarmi per la semifinale”. Ayomide Folorunso: “È bello anche fare cinque volte i 400 in un Mondiale, dalla batteria della 4×400 mista ai tre turni dei 400 ostacoli, e sono pronta per il sesto. Le mie compagne di squadra mi hanno dato tanta energia, sono fiera di loro”. Alessandra Bonora: “Per me era la prima gara in Nazionale assoluta. Ero carichissima, con tanta voglia di correre e di confermare che la mia stagione è andata bene, dopo la vittoria agli Assoluti. È un record anche delle ragazze che qui fanno parte del nostro gruppo, come Anna Polinari, Virginia Troiani ed Eleonora Marchiando”.
ASTA – Si apre con un salto buono a 5,55 nell’asta la finale di Claudio Stecchi. L’azzurro abbatte l’asticella in fase di ricaduta nel primo tentativo a 5,75, nullo anche al secondo ma ci riesce al terzo, però commette tre errori alla quota di 5,85 con cui avrebbe migliorato il record personale di 5,82 ed è nono in classifica. Vince ancora il fenomeno svedese Armand “Mondo” Duplantis con 6,10 alla prima sfiorando poi il 6,23 del record mondiale, soprattutto al secondo tentativo. Argento per il filippino Ernest John Obiena che a 6,00 eguaglia il personale, bronzo ex aequo all’australiano Kurtis Marschall e allo statunitense Chris Nilsen con 5,95.
5000 – Primi mille metri in 2:55 ma poi la finale dei 5000 diventa tattica, con parziali di 6:04 al secondo chilometro e 9:16 al terzo. La gara si accende nell’ultimo chilometro (passaggio in 12:13): in quel momento Nadia Battocletti perde contatto, con un ritardo che aumenta senza riuscire a rispondere al cambio di ritmo delle avversarie, e taglia il traguardo al sedicesimo posto la trentina in 15:27.86. Nella volata per l’oro è ancora la regina del mezzofondo Faith Kipyegon a dettare legge con 14:53.88. Secondo titolo per la keniana dopo il trionfo dei 1500 mentre si deve accontentare dell’argento l’olandese campionessa olimpica Sifan Hassan (14:54.11), bronzo all’altra keniana iridata del cross Beatrice Chebet (14:54.33).