Ciclismo> Giro d’Italia: il morso dello squalo Vincenzo Nibali nel tappone alpino di Bormio

Finalmente Italia nella tappa numero 16 del Giro numero 100 da Rovetta a Bormio di 222 chilometri dove lo “Squalo dello Stretto” Vincenzo Nibali (Bahrain-Merida) ha firmato la sua personale impresa davanti a Mikel Landa Meana (Spa, Team Sky) e Nairo Quintana (Col, Movistar Team) con la Maglia Rosa Tom Dumoulin (Ola, Team Sunweb) che ha ceduto 2’18” per una crisi intestinale ma ha difeso a denti stretti il primato.
Una frazione che prevedeva il Mortirolo (salita intitolata alla memoria di Michele Scarponi, a un mese dalla sua scomparsa) e lo Stelvio (la Cima Coppi, vetta più alta del Giro 2017 con i suoi 2760 metri di altezza) e l’Umbrailpass in territorio svizzero prima della picchiata verso il traguardo di Bormio.
Maxi fuga promossa da 27 corridori dopo una cinquantina di chilometri dalla partenza e tra questi si sono distinti gli spagnoli Luis Leon Sanchez (Astana) alla conquista della vetta del Mortirolo (un transito ancor più simbolico per ricordare il proprio capitano Scarponi che doveva prendere parte al Giro d’Italia) e Landa primo in cima allo Stelvio che ha fatto incetta dei punti necessari per vestire la maglia azzurra di leader dei gran premi della montagna.
Ad inizio dell’ascesa verso l’Umbrailpass clamorosa flessione di rendimento per Dumoulin causa problemi fisici perdendo un minuto circa per espletare le proprie necessità fisiologiche.
L’ultimo gran premio della montagna ha lanciato Landa tutto solo all’attacco e alle sue spalle il gruppo dei migliori si è fortemente selezionato con le accelerazioni di Nibali e Quintana che sono riusciti a riprendere il corridore della Sky nel corso della discesa.
L’unico a reggere il passo di Nibali è stato Landa ma lo Squalo siciliano è stato molto bravo nella volata a due per aggiudicarsi la tappa rifilando una dozzina di secondi a Quintana giunto terzo sotto l’arrivo dopo aver mollato le ruote del corridore siciliano in discesa.
Ottime prove fornite dagli altri corridori italiani Domenico Pozzovivo (AG2R La Mondiale) e Davide Formolo (Cannondale Drapac), rispettivamente al quarto e al sesto posto assoluto, con in mezzo la quinta piazza del russo Ilnur Zakarin (Katusha Alpecin) mentr tra gli applausi ha terminato da vero eroe Dumoulin al 13° posto per una classifica completamente ridisegnata nelle prime cinque posizioni con il corridore olandese ancora al comando con 31″ su Quintana, 1’12” su Nibali, 2’38” su Thibaut Pinot (Fra, Fdj), 2’40” su Zakarin e 3’05” su Pozzovivo.
La Corsa Rosa, all’inizio della terza settimana infarcita dalle grandi salite, ha consegnato finalmente un Nibali che da solo ha saputo attaccare, rischiare e mordere gli avversari. Correndo da scalatore aggressivo, ottimo discesista (con la massima lucidità tale da poter evitare con la propria bicicletta l’insidia di una pozzanghera con l’abilità di un biker) e da bravo sprinter, ha riaperto di fatto i giochi per la classifica generale: “Non pensavo di essere io a conquistare la prima vittoria di tappa per l’Italia. Sapevo che sarebbe stato molto difficile farlo oggiAggiungi un appuntamento per oggi. Sono molto felice di aver vinto con l’aiuto della squadra. Sono arrivato veramente stanco. Adesso sono più vicino a Dumoulin nella generale. Ci sono ancora tappe molto difficili da affrontare, ma Dumoulin ha uno cronometro dalla sua a Milano.”

Quintana è andato più piano di Nibali pur di non prendere troppi rischi in discesa mentre una citazione a parte va fatta a uno stoico Dumoulin perché ha tenuto come meglio non avrebbe potuto e sta facendo tutto e di tutto per non mollare il primato anche se deluso dalla prestazione odierna: “Sono riuscito a salvare la Maglia Rosa. Ho inseguito da solo per gli ultimi 35 chilometri, perdendo solamente due minuti: le mie gambe stavano veramente bene. Avrei potuto seguire Quintana e Nibali e rimanere con loro. Quando è successo, la corsa era nel vivo, andavamo a tutta e Steven Kruijswijk era davanti. Una situazione diversa da quella di sabato, quando era caduto Quintana. OggiAggiungi un appuntamento per oggi non mi aspettavo che i miei rivali lasciassero andare Kruijswijk”. Per il capoclassifica (che tiene per il sesto giorno consecutivo la maglia Rosa) non è affatto finita ma dovrà superare questo momento di rabbia e soprattutto interrogarsi sui motivi che lo hanno portato a questa improvvisa défaillance per non precludere il cammino verso la conquista della sua prima corsa a tappe nella carriera professionistica. Senza quell’imprevisto intestinale di Dumoulin (che ha la scorza dura) ed un Nibali così pimpante sarebbe stata un’altra tappa da raccontare in questo Giro d’Italia numero 100 che inizia ad avvicinarsi verso Milano.

Luca Alò
24/05/2017