Basket> “I giovani della foresteria nerazzurra”: Matteo Ambrosin.

Matteo, classe 2000, altro promettente prospetto vivaio nerazzurro della Latina Basket, è nato a Venezia, gioca nel ruolo di ala piccola e ci racconta del suo primo incontro con la pallacanestro, delle sue aspettative per il futuro e della sua esperienza vissuta in foresteria insieme ai suoi compagni di squadra.

Hai iniziato a giocare a basket fin da piccolino, cosa ti ha attratto della pallacanestro?

«Ho iniziato a giocare a basket quando avevo 9 anni, per me è stata una “cotta” fin da subito. Amavo tantissimo tirare a canestro anche se non arrivavo a segnare, ma quando la palla entrava nella retina provavo una soddisfazione incredibile».

Caratterialmente che tipo sei?

«Sono un ragazzo molto solare, abbastanza vivace e mi piace stare sempre in compagnia e uscire con gli amici ogni volta che ho il tempo e la possibilità di farlo».
Come è stata la tua esperienza nella foresteria nerazzurra durante questa stagione?

«La mia esperienza è stata davvero fantastica, mi sono divertito molto e avendo vissuto insieme ad altri ragazzi, alcuni provenienti da Paesi esteri ho avuto l’opportunità di imparare tante cose. In particolare con Matija Jovovic e Tarik Haijrovic è stata un’esperienza indescrivibile».

E sul campo? Quali sono gli aspetti in particolare che ti hanno trasmesso energia e cosa vorresti migliorare per il futuro?

«Sinceramente una delle cose che mi ha trasmesso sempre grande energia durante le partite è stato il sostegno e il supporto del trio Gava-Ardito-Molesini soprattutto nelle occasioni in cui ho segnato canestri importanti e loro si alzavano in piedi esultando al tal punto da trasmettermi un’immensa carica. Ci sono tantissime cose sulle quali devo migliorare in futuro, tra cui imparare a difendere con costanza e determinazione e mantenere sempre molto alto il livello di concentrazione».
Sono maggiori i sacrifici o le soddisfazioni nella vita di un ragazzo che sceglie la carriera sportiva?

«Non c’è dubbio che di sacrifici ce ne sono, ma secondo me sono maggiori le soddisfazioni perché se scegli di fare questo tipo di vita sportiva e prenderla sul serio, impegnandoti e appassionandoti a questo sport, non puoi che star bene e avere tantissime soddisfazioni».
Che rapporto hai instaurato con i compagni di squadra e con lo staff tecnico?

«Ho un bellissimo rapporto con tutti i compagni, amavo andare in trasferta con loro perché parlavamo, cantavamo e soprattutto eravamo uniti proprio come una vera squadra. Vorrei ringraziare tutti per questo anno fantastico che ho passato con loro dentro e fuori dal campo e dire che voglio loro molto bene e auguro veramente il meglio a tutti. Anche con tutti i componenti dello staff ho instaurato un grande rapporto e vorrei ringraziare anche loro, incominciando da Max Briscese, che mi ha allenato per quasi tre anni e mi ha sempre seguito, Paolo Pascarelli che mi ha sempre dato dei consigli su cosa migliorare e sistemare, Marco Ranalli, che mi ha sempre “sopportato” in sala pesi e che mi ha aiutato nei momenti in cui ne ho avuto bisogno e infine coach Di Manno e coach Gramenzi che mi hanno dato la grande opportunità di farmi allenare con la prima squadra».
Quanto è importante l’unione e la sintonia del gruppo in un contesto come quello della foresteria?

«È molto importante perché stando sempre insieme e vivendo 24 ore su 24 insieme siamo diventati una grande famiglia aiutandoci sempre uno con l’altro. Il nostro è stato un gruppo molto unito e anche quando eravamo in campo avevamo grande sintonia e giocavamo molto bene insieme».
Qual è il ricordo più bello condiviso con tutti gli altri ragazzi che vivono in foresteria?
«Di ricordi ce ne sono tanti, ma ammetto che alcuni non si possono raccontare perché come in tutte le foresterie esistono i “segreti di foresteria“. Posso dire che vivendo al casale insieme, uscendo sempre tutti insieme, ridendo e scherzando, di ricordi belli se ne collezionano un numero davvero considerevole».
Dal punto di vista tecnico pensi di essere cresciuto e migliorato nel corso di questi mesi?

«Penso di essere migliorato molto su alcuni aspetti. Sono un giocatore che ama tirare da 3 punti ogni volta che ne ha l’occasione, ma nel basket si deve imparare a fare altre cose, non concentrarsi soltanto su una, per questo ho cercato di impegnarmi per riuscire a giocare sia dentro che fuori i 3 punti e questa è una gran qualità per molti giocatori che giocano ad alto livello. Come dicevo prima, devo sicuramente migliorare dal punto di vista difensivo, che è un aspetto fondamentale nel gioco della pallacanestro».
Obiettivi, desideri, sogni per il futuro?

«Il mio obiettivo è crescere come giocatore e arrivare al più alto livello possibile. Spero di crescere molto sia come sportivo che come uomo, di essere felice qualsiasi cosa io faccia, di non buttarmi mai giù, ma di tenere la testa bassa ed andare avanti e soprattutto di impegnarmi e lavorare e di non ripetere gli errori che ho commesso negli anni precedenti».

Ringraziando Matteo Ambrosin per la disponibilità e facendogli un grande “in bocca al lupo” per il futuro, diamo appuntamento alla sesta puntata della rubrica dedicata ai giovani della foresteria nerazzurra, che sarà online nei prossimi giorni.

Donatella Schirra
Ufficio Stampa
Latina Basket